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Dallo Stato Pontificio al Regno d'Italia

Poiché la storiografia quanto più di altre forme d’arte riflette simultaneamente la storia passata e il tempo presente, riverberando l’atmosfera della sua gestazione, in occasione dei centocinquant’anni dell’Unità d’Italia, nella particolare congiuntura economica e sociale che il paese attraversa, tra crisi finanziaria, globalizzazione e sfide della multiculturalità e del cambiamento, abbiamo dato, forse inconsapevolmente, la vita ad un’opera che, a fine lettura appare una pagina di storiografia militante: impegnata cioè a proiettare un campo tradizionale di studi, come la storia ebraica verso nuovi orizzonti di indagine e nuovi approcci metodologici.
Nel rileggere e reinterpretare i percorsi e i circuiti ebraici, personali, familiari, comunitari, attraverso l’Italia centrale dallo Stato pontificio all’Unità, l’esperienza ebraica si rivela una vicenda nomade all’insegna della persistenza e dell’incisività nella costituzione del tessuto economico e dell’ossatura giuridica dello stato moderno, mentre la sua unicità rappresenta un indice fenomenologico d’elezione per scavare nelle pieghe della storia economica e politica della Penisola.
Da questa raccolta di saggi emerge il contributo ebraico all’attuale fisionomia dello stato italiano, e ancora di più il contributo della storia ebraica alla comprensione della storia nazionale. Se in arte lo stile significa quanto il soggetto e in storiografia il metodo parla quanto i dati, è nel midollo del metodo stesso che abbiamo realizzato l’integrazione, scegliendo di non raccontarne le vicende ebraiche come “storia degli ebrei d’Italia” o “storia dell’Italia ebraica”, ma piuttosto come storia d’Italia: per celebrare i centocinquant’anni dell’Italia e degli italiani.
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