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Una storia dai confini mobili

La memoria e le politiche della memoria sono indispensabili nella tessitura identitaria di un Paese; in tal senso l’Italia ne ha disperato bisogno. Ma un uso disinvolto della memoria può portare a cortocircuiti in cui vanno a confliggere legittimazioni, o peggio, posizioni di coloritura ideologica, astoriche dopo la caduta delle ideologie che ha caratterizzato la fi-ne del XX secolo. Ciò appare tanto più vero se si osserva come l’uso disinvolto della memoria porti ad appiattimenti del quadro delle vicende che si vanno a ricordare, a situazioni senza contorni e sfondi o, al contrario, a esasperazioni colpevoli dei toni.
Il percorso didattico intende porre gli studenti di fronte a una storiografia condivisa (quella prodotta dal lavoro della Commissione italo slovena composta di storici), a una memoria soggettiva (testimonianze degli scampati), a una sorta di laboratorio dello storico (frammenti di un saggio di Roberto Spazzali e di uno di Raoul Pupo), a una cartografia che accenni la rete dei problemi in termini geopolitici. Obiettivo primo: affrontare le questioni senza filtri ideologici, per imparare ad accostarsi al passato (sarà pur banale) con senso critico.
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