
Venerdì 16 novembre 2018, ore 17:00 - Museo della Città di Narni Palazzo Eroli
Inaugurazione della mostra
Nemici. La rappresentazione del nemico nelle cartoline della Grande guerra. Collezione MoroRoma (a cura di Alberto Sorbini, Gianni Bovini e Valentina Marini)
Intervengono
Francesco De Rebotti, Sindaco di Narni
Lorenzo Lucarelli, Assessore Cultura, Turismo, Università
Mario Tosti, Presidente Isuc
Alberto Sorbini, Direttore Isuc
La mostra sarà aperta, fino al 15 dicembre 2018, dal venerdì alla domenica con i seguenti orari: 10.30-13.30/15.00-17.30
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La Prima guerra mondiale ha rappresentato una rottura con il passato: la fine di una visione ottimistica, progressista, in cui la modernità, di cui si cantava la superiorità nei confronti di tutte le civiltà passate, era destinata a plasmare tutto il mondo, e nello stesso tempo il tragico ingresso alla modernità per milioni di uomini attraverso la guerra. Il processo di modernizzazione, che possiamo datare alla metà dell’Ottocento e che ha come simbolo l’Esposizione universale del 1851 a Londra, la prima di una lunga serie, con lo scopo di esaltare la civiltà moderna e industriale, e che si pensava non potesse finire, con la guerra ebbe un violento stop e l’uomo si risvegliò più che mai angosciato dalla visione di un futuro senza speranza. La Grande guerra segnò una tappa fondamentale nella transizione verso la società di massa. Le masse, attraverso l’esperienza della guerra, entrarono in contatto con la complessità e la tecnica dell’organizzazione, spesso in situazioni estreme di sradicamento e a rischio della vita e della propria incolumità fisica.
Ma la Grande guerra è stata anche un evento mediatico: per la prima volta ha prodotto una grande quantità di immagini che, anche per questo, ne hanno fatto la prima guerra moderna.
In questa mostra, che ha ottenuto il riconoscimento della Struttura di Missione per gli Anniversari di interesse nazionale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, abbiamo scelto di raccontare la guerra attraverso l’esposizione di cartoline della collezione MoroRoma, composta da materiale a stampa, oltre cinquantamila cartoline e in quantità più limitata fotografie, opuscoli e manifesti prodotti in Italia e all’estero tra la metà del XIX e il XX secolo. Nata alla fine degli anni ’60 dall’iniziativa di Giovanna Moro (Sartirana Lomellina 1920 - Roma 2012) allo scopo di illustrare pubblicazioni varie, la collezione offre una panoramica su oltre un secolo di storia politica, sociale e del costume. Nel tempo è diventata punto di riferimento per importanti editori italiani e stranieri; il catalogo Picture Researcher’s Handbook (1973) la segnala come «meravigliosamente ricca e varia» e contraddistinta da un forte «carattere personale».
Le cartoline, attraverso le immagini, hanno avuto la capacità di veicolare un messaggio diretto, facilmente comprensibile a ogni strato della società, e per questo venne usato come mezzo di propaganda. Inoltre, abbiamo individuato un tema specifico, la rappresentazione del nemico, perché esso costituisce un elemento cardine della propaganda.
Le guerre hanno bisogno della costruzione dell’immagine del nemico e della sua demonizzazione, operazione “necessaria” per attivare e sostenere la macchina bellica e creare il consenso. Per tale operazione sono state costruite e veicolate rappresentazioni disumane e crudeli, capaci di prendere, utilizzare e amplificare gli stereotipi negativi già presenti nei confronti dell’altro.
Nella costruzione dell’immagine del nemico, partendo dal fatto che è l’altro il responsabile della guerra e di tutti i massacri che ne conseguono, troviamo elementi che contraddistinguono tutti i soggetti in campo: l’odio nei confronti del leader avversario, caricaturizzato o reso simile a un mostro, i nemici sono i nuovi barbari: commettono violenze contro gli indifesi, stuprano, saccheggiano, incendiano, esercitano violenza anche sui bambini, sono privi di ogni coscienza morale. Gli interessi che muovono l’altro alla guerra sono quelli del predominio, dell’annientamento, della volontà di rendere schiavi. Non mancarono riferimenti alla sessualità: i tedeschi per gli italiani e i francesi erano tutti omosessuali, mentre le truppe coloniali che combattevano con l’Intesa erano tutti sodomiti. I tabù sociali e sessuali, che prima della guerra avevano impedito di rappresentare la brutalità e la sessualità, vengono rimossi. Ogni nazione si sente portatrice di valori e di una missione che prevede, per difenderli, l’annientamento del nemico. La guerra, insomma, è lo scontro tra la civiltà e la barbarie.
La mostra è stata allestita a Perugia, presso il museo civico di Palazzo della Penna, dal 5 ottobre al 4 novembre 2018.
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